Il 25 novembre è una di quelle giornate in cui l’Italia sembra respirare all’unisono. Musei, fondazioni, atelier, scuole e piazze diventano una costellazione di voci diverse che, per un istante, si ritrovano nella stessa direzione. Non gridano: abitano lo spazio. Lo popolano di segni, opere, oggetti, gesti che rendono impossibile voltarsi dall’altra parte.
Questa data non nasce per commemorare, ma per ricordare con lucidità. Dal 1999, quando le Nazioni Unite l’hanno proclamata Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre è diventato un punto di riferimento civile. Una soglia simbolica che invita le comunità — e le culture visive che le rappresentano — a fermarsi, osservare, prendere posizione.
Da Nord a Sud, il Paese si traduce in installazioni, mostre, performance, progetti di design, rassegne itineranti che non sono semplici appuntamenti culturali, ma forme di espressione sociale. L’arte e il design — che per definizione assorbono, riflettono e reinterpretano ciò che viviamo — in questa giornata diventano strumenti di consapevolezza, dispositivi civici capaci di trasformare l’esperienza in memoria e la memoria in responsabilità.
E così, anche quest’anno, il 25 novembre ridisegna la mappa culturale italiana con iniziative che parlano di dolore, ma anche di presenza, di cura, di possibilità.
Scarpette rosse in ceramica: la poesia che attraversa l’Italia

Le Scarpette rosse in ceramica tornano per la loro nona edizione, e ormai è come se l’Italia intera sapesse riconoscerle da lontano. Realizzate dagli artisti dell’Associazione Italiana Città della Ceramica, compaiono nelle piazze di Grottaglie, lungo i sagrati delle chiese, nei cortili delle scuole, nelle sale dei palazzi pubblici.
Sono piccole, statiche, ma quando le vedi hai la sensazione che stiano aspettando qualcuno che non arriverà più. Accanto, le targhe ceramiche dedicate al 1522, il numero anti-violenza e anti-stalking, ricordano che l’arte può diventare anche istruzione civica.
Il progetto quest’anno si amplia: performance, reading, workshop, mostre diffuse, un tessuto di iniziative che porta la ceramica fuori dal suo luogo naturale e dentro una narrazione collettiva.
www.buongiornoceramica.it
“Non ballo da sola”: quando cinque città diventano un unico palcoscenico

C’è poi una rassegna che non appartiene a un solo luogo, ma a tutti. Torino, Milano, Firenze, Bologna e Verona accolgono la settima edizione di Non ballo da sola, progetto del CUBO – Museo d’Impresa del Gruppo Unipol, realizzato con Fondazione Libellula e la Commissione Pari Opportunità del comparto assicurativo.
Dal 17 al 27 novembre, la rassegna attraversa le città come un filo rosso.
Non è un festival, non è uno spettacolo itinerante: è una forma di educazione sentimentale collettiva.
Ci sono performance artistiche, spettacoli teatrali, attività educative e talk, tutti gratuiti. Un programma che non vuole solo raccontare la violenza, ma trasformare i linguaggi artistici in strumenti di prevenzione.
https://www.cubounipol.it/it
Milano risponde con il design: Ottanio Opendoor e la sartoria che cura

Milano ha un modo unico di reagire: lo fa attraverso il design. Quest’anno lo fa con Ottanio Opendoor, progetto dello studio Ottanio, in collaborazione con lo stilista Edoardo Gallorini e con Molce Atelier, una sartoria terapeutica dedicata a donne in situazioni di fragilità.
La capsule è composta da una t-shirt, una candela profumata e una pouch artigianale. Tre oggetti che parlano in modo più diretto di qualsiasi manifesto.
Non celebrano un’estetica, ma un percorso: quello delle donne che, attraverso i laboratori psicologici e formativi di Molce Atelier, stanno ricostruendo se stesse.
È il design che incontra l’etica. E diventa strumento.
https://www.ottaniodesign.com
https://www.edoardogallorini.com
https://www.molceatelier.it
Vasto: “Alice non ha paura”, una mostra che non si inginocchia

A Palazzo d’Avalos, nel Quarto della Marchesa, va in scena Alice non ha paura, mostra d’arte contemporanea curata da Ilaria Centola.
È promossa dalla Città di Vasto insieme all’Associazione Dafne ETS, che gestisce il Centro Antiviolenza DonnAttiva.
Dal 14 al 30 novembre, artiste e artisti si confrontano con uno dei temi più difficili da attraversare senza cadere nella retorica.
Il risultato è un percorso che non vuole consolare, ma risvegliare.
Non è solo una mostra: è un gesto politico, nel senso più alto del termine. Una presa di posizione civile che invita chi entra a non uscire come è entrato.
http://www.museipalazzodavalos.it/
Firenze, Museo Novecento: la radicalità femminista di Helen Chadwick

Il Museo Novecento sceglie di inaugurare proprio il 25 novembre la prima grande retrospettiva italiana dedicata a Helen Chadwick (1953–1996). Un’artista che ha fatto del corpo, della forma, dell’ambiguità e dell’ironia un territorio di esplorazione radicale.
La mostra, Life Pleasures, nata in collaborazione con The Hepworth Wakefield e la Kunsthaus Graz, ripercorre l’intera carriera dell’artista: dalle sperimentazioni con materiali insoliti — carne, compost, cioccolato, fluidi corporei — alle installazioni che hanno ridefinito il linguaggio scultoreo britannico.
Chadwick non rappresenta la violenza: la sovverte, la rifiuta, la smonta attraverso il desiderio, il piacere, la materia viva.
www.museonovecento.it
Torino: “Vietato morire”, l’intimità che si ascolta

Al Polo del ’900, fino al 27 novembre, arriva Vietato Morire – Storie di ‘ordinaria’ resistenza, progetto fotografico curato dal Centro Antiviolenza SvoltaDonna ODV.
I fotografi Max Ferrero e Renata Busettini ritraggono diciassette donne che hanno attraversato la violenza e ne sono emerse trasformandola in un nuovo spazio di libertà.
I ritratti sono in bianco e nero, intensi, essenziali.
Le loro voci — quelle vere — arrivano tramite un QR code: l’attrice Carla Carucci le interpreta e le restituisce al pubblico, creando un’esperienza visiva e sonora che non lascia scampo.
È una mostra che non guarda il trauma: guarda la dignità.
www.polodel900.it/
Un’Italia che sceglie di vedere
In queste iniziative c’è un filo che non si spezza: l’idea che l’arte non serva a decorare, ma a tenere svegli.
Il 25 novembre non è la risposta a un problema, ma uno spazio di possibilità in cui le città italiane — dalle botteghe della ceramica ai musei d’impresa, dalle accademie ai palazzi storici — scelgono di non dimenticare.
Non è una celebrazione. È una presa di posizione.
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