Bere a Milano è un atto architettonico. Non soltanto per il contesto urbano in cui avviene o per gli spazi in cui ci si accomoda, ma per il modo in cui la città ha saputo fondere la ritualità alimentare con il progetto. L’aperitivo qui non è un “pre-cena”, ma un gesto di studio: il design entra in relazione con i corpi, con i bicchieri, con la musica, con la luce, dando forma a un’esperienza che è insieme ordinaria e simbolica.
Nei locali che oggi abbiamo selezionato per questo articolo, il design non si limita a modellare l’ambiente, ma diventa elemento attivo della socialità. Il bancone non è un oggetto, ma una soglia; la sedia non è un arredo, ma un invito. Ogni elemento è parte di un discorso condiviso tra architettura e abitudine: si sta insieme, si osserva, si partecipa. Si abita il tempo, attraverso lo spazio.
Ecco perché, in una città come Milano, l’aperitivo non può essere raccontato con liste esegetiche o formule ripetitive. Va compreso come uno dei più potenti dispositivi culturali di design applicato alla vita quotidiana. Non si entra nei bar per consumare: si entra per appartenere. E il progetto, consapevolmente o meno, ci guida.
Aperitivo a Milano: 12 locali di design dove gustare drink e atmosfere uniche
Bar Basso – Città Studi
Storico punto d’incontro della scena milanese dagli anni ’60, Bar Basso è conosciuto per aver introdotto il “Negroni Sbagliato” nella cultura pop. Non è un locale minimale o ipercontemporaneo: è un classico esempio di modernariato milanese, con vetrate ampie, banconi originali degli anni del boom e una collezione di bicchieri fuori scala. Citato regolarmente dalle guide internazionali per il suo valore storico e sociale, Bar Basso è un caso di studio sul rapporto tra design vernacolare e identità urbana.
Bar Nico – Porta Romana (Tribunale)
Firmato dallo studio milanese SAGOMA, Bar Nico è stato concepito come una reinterpretazione essenziale del bar di quartiere italiano. Insegna rossa al neon che si affaccia sulla strada, interni senza fronzoli, materiali esposti. Il progetto ha attirato l’attenzione di riviste come Wallpaper e Living Corriere, che ne hanno sottolineato la sincerità progettuale e l’uso attento del colore come elemento architettonico.
Alegre – Cinque Giornate
Il bancone di Alegre non passa inosservato: è stato progettato dallo studio XAARCHIVE ed è realizzato con un volume modellato in 3D. Qui il design si affianca a un’idea di bar come paesaggio temporaneo, dove materiali plastici, illuminazione puntuale e forme scultoree costruiscono un’esperienza immersiva. Il progetto è stato segnalato tra i 10 indirizzi più interessanti per la Design Week da La Cucina Italiana.
IYO Cocktail Bar – Sempione
Parte del ristorante stellato IYO, il cocktail bar si distingue per un interior minimale di ispirazione giapponese. Luci radenti, legni scuri, superfici compatte: l’obiettivo non è stupire, ma creare intimità calibrata. La sua progettazione è stata più volte messa in relazione con il concetto di omotenashi, l’ospitalità silenziosa tipica del Giappone, a cui il locale si ispira anche nella mixology.
Rita’s Tiki Room – Navigli
Qui il design esplora il terreno dell’identità pop. Non si tratta di una rilettura “seria” del minimalismo, ma di un’interpretazione raffinata della cultura tiki: palme stilizzate, stampe grafiche, arredi in bamboo lavorato, colori tropicali. Lo spazio è un ambiente di evasione visiva dichiarata, costruito come teatro esotico, che dialoga con il quartiere dei Navigli in chiave ironica.
Giardino Cordusio – Duomo
Parte integrante di un importante progetto di riqualificazione nell’area di Piazza Cordusio, questo locale si sviluppa con un linguaggio progettuale sofisticato tra design contemporaneo e comfort alberghiero di alto profilo. È uno degli esempi più espliciti di come bar e lounge possano diventare estensioni del “new luxury” urbano, in cui l’aperitivo dialoga con un’idea di accoglienza fluida, internazionale.
Sogni Milano – Tortona / Porta Genova
Spazio che nasce dall’incontro tra una palette desaturata e una sensibilità estetica dichiaratamente contemporanea. Sogni non espone alcuna firma progettuale in modo esplicito, ma è da subito identificabile per i suoi volumi morbidi, le palette cipriate, i profili arrotondati delle sedute e un uso del colore volutamente “onirico”. Citato da Vogue Italia per la cura dell’atmosfera, richiama il gusto di una Milano silenziosa e sensoriale, più estetica che spettacolare.
Mag Café – Navigli
Storico ma non nostalgico, Mag è oggi considerato uno degli esempi più duraturi di arredamento “a somma di storie”: quadri disallineati, banconi in legno patinato, dettagli rétro che richiamano una dimensione più bohemien che progettuale. Il suo valore sta nel saper coniugare radici popolari con una selezione di drink ricercata, senza ricorrere a operazioni estetizzanti. Tra i pochi locali dove il tempo è l’elemento progettuale centrale, più ancora degli oggetti.
Tripstillery – NoLo
Concezione industriale contemporanea, travi in metallo a vista, bancone in cemento e luci fredde. Tripstillery è un microcosmo dedicato alla distillazione urbana, dove il progetto non nasconde le funzioni, ma le espone. È uno degli esempi più chiari di come il design a Milano sappia oggi dialogare con le logiche produttive senza perdere di qualità visiva. Lampade, alambicchi e serbatoi entrano a far parte dell’arredo con funzione estetica, non accessoria.
Tenoha Milano – Porta Genova
Nato come concept-store giapponese che integra design, food, workshop e cocktail bar, Tenoha ha un’identità visiva composta da contrasti calibrati: bianco ottico e legni naturali, vetro e tessuti. Non un semplice “locale”, ma un’ipotesi di stile di vita tradotto in architettura. Non ha una paternità progettuale militante, ma rientra nei casi di osmosi culturale tra Milano e Tokyo, spesso trattata dalla critica come esempio di architettura commerciale emozionale.
Moebius – Isola
Ex falegnameria convertita in ristorante e cocktail lounge, Moebius conserva le altezze industriali dello spazio originale, lavorando su un linguaggio ibrido: ferro e vetro, pieno e trasparente, musica dal vivo e cucina d’autore. Nessuna estetica museale: qui lo spazio è fluido, mutante. Non a caso è apparso su testate del settore come AD Italia come esempio di reinvenzione tipica degli spazi milanesi post-industriali.
Kilburn – Porta Venezia
Kilburn riprende l’immaginario dei locali londinesi: carta da parati, vetri lavorati, pelle scura, quadri d’epoca. Un ambiente volutamente intimo con un approccio non programmatico al design, ma chiaramente influenzato dallo stile british più teatrale. Si distingue nell’attuale panorama milanese per il desiderio di mantenere un’identità più narrativa che minimalista, scelta estetica che gli è riconosciuta da portali internazionali e locali come Everybody Hates A Tourist.
12 indirizzi d’autore dove fare aperitivo di design a Milano
Con questi 12 indirizzi – selezionati non per tendenza ma per linguaggio estetico – emerge una costante: a Milano il design non è solo decorazione degli interni, ma traduzione spaziale di un gesto culturale. L’aperitivo, in questo contesto, non rappresenta semplicemente il consumo di un cocktail, ma una forma di appartenenza: ogni bancone, ogni luce, ogni tono di legno diventa parte di un racconto più ampio, in cui il rito è il vero progetto.
Leave a comment





