In ogni epoca, lo specchio ha avuto un ruolo centrale nella storia dell’abitare. Più che un semplice oggetto funzionale, riflette l’identità di uno spazio, ne amplifica la luce, ne definisce la percezione. In mano a designer, artisti e architetti, lo specchio si trasforma da superficie riflettente a forma simbolica, elemento scultoreo, installazione visiva.
Dal barocco ai maestri del modernismo, dalle sperimentazioni radicali degli anni ’70 ai brand contemporanei del design nordico e internazionale, lo specchio è diventato un linguaggio. E non smette mai di evolversi.
Oggi ti accompagniamo in un viaggio virtuale alla scoperta di specchi famosi e iconici, progettati da grandi nomi del design e della cultura visiva. Alcuni sono entrati nei musei, altri nelle case più raffinate. Tutti raccontano una storia: di ricerca, innovazione, stile.
Grandi classici del Novecento: gli specchi che hanno fatto la storia del design
Ultrafragola – Ettore Sottsass, Poltronova (1970)
Lo specchio Ultrafragola è un’icona assoluta del design italiano. Disegnato da Ettore Sottsass nel 1970 per Poltronova, nasce come parte della serie Mobili Grigi, ma è l’unico pezzo ad essere stato effettivamente prodotto.
La cornice sinuosa in materiale plastico termoformato e la retroilluminazione rosa ne fanno una scultura luminosa e sensuale. Il design si ispira alla figura femminile e alle onde dei capelli lunghi: un mix di ironia, sensualità e avanguardia.
Oggi è uno degli specchi più fotografati e desiderati nel mondo dell’interior design e dell’arte contemporanea, diventato simbolo della cultura visiva anche per la sua estetica pop e Instagram-friendly.
Specchi Caadre – Philippe Starck per Fiam Italia (1998)
Quando nel 1998 Philippe Starck disegna per Fiam Italia lo specchio Caadre, introduce una nuova idea di monumentalità domestica. Realizzato in vetro curvato, materiale che rappresenta da sempre il DNA dell’azienda marchigiana, Caadre è al tempo stesso superficie riflettente e scultura architettonica.
La sua cornice in vetro extralight, molato e modellato con tecniche innovative, crea un effetto di profondità che trasforma lo specchio in un portale visivo, capace di ampliare lo spazio e dialogare con l’ambiente circostante. Disponibile in diverse dimensioni, anche di grande formato, è diventato un’icona riconosciuta del design internazionale, presente in residenze private, hotel e gallerie.
Con Caadre, Fiam Italia conferma la sua vocazione all’eccellenza artigianale e tecnologica, dimostrando come un materiale fragile come il vetro possa farsi monumento, racconto e poesia.
Adnet Circulaire – Jacques Adnet (1950s)
Negli anni ’50, il designer francese Jacques Adnet — noto per la sua collaborazione con Hermès — progetta una serie di specchi in vetro e pelle con dettagli in ottone, diventati simbolo di un’eleganza raffinata e senza tempo.
Il modello Circulaire, rotondo con cornice in cuoio cucito e cinturino regolabile, è oggi rieditato da Gubi e molto apprezzato per la sua versatilità: si adatta perfettamente a interni classici, industriali o contemporanei, mantenendo sempre una presenza sobria e distinta.
Adnet Rectangulaire – Jacques Adnet / Gubi
Oltre al modello rotondo, Adnet progettò anche una versione rettangolare, con la stessa cura nei materiali: pelle lavorata a mano, cuciture visibili, dettagli in metallo ottonato.
Anche in questo caso, la riedizione curata da Gubi mantiene intatta la bellezza dell’originale, aggiornandola alle esigenze dell’arredamento moderno.
È particolarmente amato in ambienti dal gusto maschile, studi professionali, boutique hotel e zone giorno eleganti.
F.A.33 – Gio Ponti (1933) / Gubi (riedizione)
Uno degli specchi più iconici del design italiano, il F.A.33 fu disegnato da Gio Ponti nel 1933 per FontanaArte. Caratterizzato da una forma rettangolare con angoli stondati e cornice sottile in ottone lucido o nero opaco, è stato riproposto da Gubi in due misure.
Semplice, elegante, proporzionato, è perfetto per chi cerca un oggetto raffinato, capace di riflettere luce e stile con discrezione. È molto usato in progetti residenziali e hospitality di alta gamma.
Quadro Specchiante – Michelangelo Pistoletto (dal 1962)
Non è uno specchio d’arredo, ma non può mancare tra i grandi classici. I quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto sono tra le opere più rivoluzionarie del Novecento: figure serigrafate su lastre specchianti in acciaio inox, dove l’osservatore diventa parte dell’opera.
Sono oggetti da collezione, esposti nei principali musei del mondo (dal MoMA alla Tate), e hanno cambiato per sempre il modo di concepire la relazione tra spazio, immagine e identità.
Un ponte tra arte, design e architettura, che ancora oggi dialoga con la contemporaneità.
Contemporanei e cult: gli specchi che dettano tendenza oggi
Pond Mirror – Ferm Living (2020)
Con le sue curve morbide e irregolari ispirate all’acqua, il Pond Mirror è tra gli specchi contemporanei più fotografati e apprezzati degli ultimi anni. Disegnato dal brand danese Ferm Living, è disponibile in diverse dimensioni e può essere montato in più orientamenti.
La sua estetica organica, unita al profilo sottile in metallo, lo rende perfetto per ambienti soft minimal e interni ispirati alla natura, ma anche per dare movimento visivo a pareti rigorose.
Vitrail – Inga Sempé per Magis (2018)
Disegnato dalla francese Inga Sempé, Vitrail è una collezione di specchi da parete per Magis che combina vetro specchiante trasparente e colorato in composizioni geometriche eleganti e giocose.
Disponibile in diverse forme (tonde, quadrate, rettangolari), si ispira all’effetto grafico delle vetrate artistiche. Vitrail è un esempio brillante di design narrativo e accessibile: perfetto per chi ama arredare con ironia e intelligenza.
Palindrome Mirror – Ben & Aja Blanc (2019)
Creato dal duo americano Ben & Aja Blanc, lo specchio Palindrome si distingue per la sua composizione asimmetrica e scultorea, dove specchi a forma libera si accostano a dettagli in ottone lucido.
Ogni pezzo è realizzato a mano in edizione limitata e scelto spesso per interni di alta gamma, gallerie e boutique hotel. È l’emblema del nuovo art design americano: funzionale, ma anche visivo, poetico, distintivo.
Mirage Mirror – Krøyer-Sætter-Lassen per Menu (2020)
Lo studio danese Krøyer-Sætter-Lassen ha disegnato per Menu uno specchio che unisce linee industriali e poetica minimalista. Il Mirage Mirror si distingue per il vetro specchiante bronzato o fumé e per il bordo scuro che crea un sottile effetto ombra.
È molto utilizzato negli interni contemporanei scandinavi, in particolare in sale da pranzo e camere da letto, dove funge da elemento elegante e discreto, capace di aggiungere profondità senza dominare lo spazio.
Arch Mirror – Kristina Dam Studio (2022)
Lo specchio Arch di Kristina Dam, studio danese noto per il suo approccio architettonico al minimalismo, reinterpreta l’arco classico in chiave scultorea. Realizzato con cornice in acciaio verniciato o in ottone, può essere appoggiato a terra o montato a parete.
Il suo linguaggio formale è essenziale, ma allo stesso tempo imponente. Ideale per ingressi, corridoi o camere da letto, dove si vuole creare una presenza visiva elegante e solida. Uno specchio che ricorda l’architettura, più che la decorazione.
Blanche – lo specchio “Empire of the Senses” by Studiopepe per Visionnaire
Un oggetto che è molto più di uno specchio. Firmato dalle designer milanesi Arianna Lelli Mami e Chiara Di Pinto per Visionnaire, il “Blanche” fa parte della collezione Empire of the Senses, presentata durante la Design Week 2022 come esplorazione sensoriale tra arte e emozione.
Si tratta di uno specchio ovale da parete, caratterizzato da una cornice in legno completamente rivestita di pelle, impreziosita da frange decorative che si piegano su due anelli in satin steel posti ai lati. La superficie riflettente è nascosta da queste frange e si rivela solo attraverso un gesto delicato: spostarle con la mano per accedere a un’immagine “nascosta”, inciso a mano, raffigurante o una donna o il simbolismo di un serpente, inciso tramite sand blasting.
Non è un esercizio estetico fine a sé stesso, ma un invito alla scoperta, al tocco, al senso del mistero: un’esperienza tattile e visiva, un incontro tra design contemporaneo e narrazione emotiva.
“Blanche” è un chiaro esempio della capacità di Studiopepe di intrecciare simbolismo, antico e contemporaneo, trasformando un oggetto comune in un rituale sensoriale, in equilibrio tra arte, design e psicologia dello spazio
Specchi da collezione: design rari, poetici, indimenticabili
Specchio a specchio “Mod. 1699” – Max Ingrand per FontanaArte (anni ’60)
Un pezzo emblematico dell’alta artigianalità del vetro. Questo specchio rotondo, firmato da Max Ingrand e prodotto da FontanaArte, incorpora una cornice in vetro colorato fumé e ottone, tipica del glamour mid‑century. Oggetto molto ambito, appare spesso nelle aste e nei collezionisti di design vintage.
“Round-Round 160” – Nanda Vigo per Glas Italia (1987)
Una sperimentazione visiva e materica: specchio da parete in vetro modellato con aree satinato/tagliato che alternano riflessi e trasparenze. Progettato da Nanda Vigo, rappresenta una delle sue opere più riconosciute, oggi riedita e oggetto di ricerca in collezioni di design d’arte.
Andromeda – Nanda Vigo per Glas Italia (1974)
Un esempio visionario dell’astrattismo in vetro. Nanda Vigo concepisce una composizione sospesa di specchi trasparenti e riflettenti, modulari e orientabili, che ridefinisce lo spazio e la percezione stessa dell’ambiente. Ogni riflesso diventa narrazione visiva, in un’opera che sembra fluttuare tra arte e architettura.
Bavaria Mirror – Studio Job (2008)
Un omaggio iconoclasta alla tradizione bavarese, rivisitata con illustrazioni pop e simmetrie grafiche. Presentato a Design Miami, questo specchio con pannelli apribili è pensato come una piccola “casa sacra” del design contemporaneo, dove la provocazione incontra l’artigianato artistico.
Miraggio – Estudio Campana per Edra (2009)
Un mosaico vibrante di moduli in metacrilato specchiato, uniti con fascette di nylon. I fratelli Campana trasformano materiali “poveri” in un gioiello artigianale, carico di energia ludica e visionaria. Più che uno specchio, è una scultura abitativa che frammenta e moltiplica lo spazio.
Rondo – Oskar Zieta (2014)
Creato attraverso la tecnologia FiDU, che gonfia lastre di metallo saldate, Rondo ha un profilo monumentale, fluido e organico. La sua forma circolare, simile a una ciambella, è al tempo stesso scultura, riflesso e architettura: audace, potente e sorprendentemente accogliente.
Obsidian Mirror – Studio Drift (2014)
Un’opera che unisce etica ed estetica. Realizzato in ossidiana sintetica, derivata dal riuso degli scarti industriali, rompe lo schema dello specchio liscio e perfetto. Imperfetto e materico, restituisce al design una dimensione quasi geologica, riportando la materia alla sua autenticità.
Shimmer – Patricia Urquiola per Glas Italia (2014)
Specchio dalle sfumature iridescenti, che mutano colore a seconda della luce e dell’angolazione. Patricia Urquiola firma un oggetto poetico e contemporaneo, dove il confine tra funzione e arte si dissolve in un caleidoscopio di riflessi.
lo specchio come visione, cultura e progetto
Nel corso di questo viaggio tra forme, materiali, idee e riflessi, abbiamo attraversato quasi un secolo di storia del design attraverso uno degli oggetti più affascinanti e simbolici dell’arredamento: lo specchio.
Da semplice strumento funzionale a manifestazione di stile, lo specchio ha saputo reinventarsi in ogni epoca. Alcuni modelli sono diventati icone; altri — più rari, concettuali, poetici — sono entrati nel lessico dell’arte e della sperimentazione.
C’è chi lo usa per amplificare la luce, chi per dare profondità agli spazi, chi per comunicare un’identità, chi per disturbare la percezione, chi per creare un dialogo tra spazio e presenza. In ogni caso, lo specchio è sempre uno strumento progettuale potente, capace di trasformare ambienti e atmosfere.
Cosa ci insegnano gli specchi del design?
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Che anche gli oggetti più quotidiani possono contenere narrazioni straordinarie.
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Che la funzione non esclude l’espressività, né la bellezza.
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Che design, arte e architettura sono spesso una sola cosa, riflessa da prospettive diverse.
Selezionare uno specchio non significa semplicemente “arredare”, ma scegliere un gesto, una firma, un’idea.
Che sia un classico del Novecento o un pezzo sperimentale da collezione, ogni specchio è una soglia — tra interno ed esterno, tra sé e l’altro, tra presenza e rappresentazione.
E tu, quale specchio porteresti a casa? Quello che riflette meglio te stesso o quello che ti spinge a vedere le cose da un’altra prospettiva?
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