L’Italia è — anche nel 2025 — uno dei paesi europei con il più alto numero di professionisti attivi nell’architettura: secondo i dati ufficiali, nel 2020 erano iscritti all’albo circa 153.692 architetti.
Un dato che riflette non tanto una sovrabbondanza quanto una forte tradizione, una domanda costante e – soprattutto – una pluralità di approcci alla progettazione: dallo studio del costruito storico al design contemporaneo, dalla scala urbana a quella domestica.
Negli ultimi anni il comparto ha registrato una crescita importante: il settore dei servizi di ingegneria e architettura è stimato in crescita, con un aumento significativo del fatturato tra il 2019 e il 2024.
Questo anche grazie a nuove sensibilità — sostenibilità, rigenerazione, interdisciplinarità — e alla domanda crescente di interventi di qualità, su immobili esistenti o nuovi, in Italia e all’estero.
In questo contesto, alcune figure spiccano per visibilità, influenza, innovazione: sono quelle che spesso definiamo “archistar”. È da loro — e dal loro lavoro — che possiamo osservare le tendenze attuali dell’architettura italiana, le sue capacità di rigenerazione e la sua proiezione internazionale.
10 archistar italiani contemporanei e riconosciuti a livello internazionale
Di seguito, l’elenco dei 10 archistar italiani più famosi al mondo: per ogni nome troverai un ritratto e alcuni motivi per cui rappresentano oggi l’eccellenza italiana nel panorama globale dell’architettura.
Renzo Piano: l’architetto umanista del design moderno

È forse l’architetto italiano contemporaneo più riconosciuto a livello globale. Le sue opere — dal Centre Pompidou di Parigi all’The Shard di Londra, fino all’Auditorium Parco della Musica a Roma — hanno definito nuovi paradigmi di architettura urbana, pubblica e culturale. Il suo approccio unisce tecnologia, materiali moderni e sensibilità contestuale, spesso giocando con trasparenze, strutture leggere e sostenibilità – elementi oggi fondamentali nel dibattito globale sull’architettura.
Massimiliano Fuksas

Stefano Boeri

È la voce più riconoscibile dell’architettura “green” italiana contemporanea, grazie a progetti come il Bosco Verticale di Milano, simbolo di integrazione tra città e natura. Boeri interpreta l’architettura come strumento di rigenerazione urbana sostenibile, spingendo su temi di densificazione, qualità ambientale e coesione sociale — oggi centrali in ogni dibattito sul futuro delle città.
Aldo Rossi (storico, ma ancora influente)

Pur appartenendo a una generazione precedente, l’eredità di Rossi influenza ancora profondamente l’architettura contemporanea: la sua visione teorica e poetica ha ridefinito il rapporto tra memoria, contesto e forma. L’idea di “architettura come città delle idee”, di rigore formale e di attenzione alla tipologia urbana rimane centrale per molti studi attuali che guardano al contesto come matrice progettuale.
Carlo Scarpa (classico del Novecento, riferimento costante)

Scarpa resta un punto di riferimento per la qualità del dettaglio, l’artigianalità, l’abilità di fondere materiali e contesto con sensibilità unica. La sua opera — come la Tomba Brion ad Altivole — è diventata modello di integrazione tra architettura, paesaggio e memoria. Il suo approccio è ancora studiato da chi oggi cerca un equilibrio tra modernità, tradizione e cultura del progetto — specie in interventi di recupero, restauro, architettura su scala minuta.
Michele De Lucchi

Vittorio Gregotti (storico, protagonista del dopoguerra)

La sua opera attraversa decenni di trasformazioni urbane e culturali; Gregotti ha contribuito a definire il linguaggio della modernità italiana del secondo Novecento, con equilibrio tra dimensione sociale, urbana e poetica. Molti progetti contemporanei rimangono debitamente influenzati dalla sua attenzione all’urbanistica, al contesto e alla scala umana, in un’ottica che oggi torna centrale grazie alle sfide del riuso e del recupero urbano.
Stefano Giovannoni (interfaccia tra architettura, design e innovazione)

Anche quando non firma grattacieli o musei, rappresenta una delle anime creative dell’architettura italiana contemporanea: progetta spazi, oggetti, interni, contribuendo a definire un’identità italiana riconoscibile. Il suo lavoro evidenzia come l’architettura italiana di oggi non sia solo costruzione, ma cultura del progetto a 360°, interdisciplinare e capace di dialogare con design, urbanistica, arti — un orizzonte che molti giovani architetti stanno già esplorando.
Cino Zucchi

Architetto, teorico e docente al Politecnico di Milano, Cino Zucchi è uno dei progettisti italiani più rispettati a livello europeo per la sua lettura sofisticata del rapporto tra architettura e contesto.
La sua ricerca progettuale sul costruito esistente è tra le più articolate in Europa. Ha firmato interventi urbani strategici: l’area ex-Junghans a Venezia, la Darsena di Milano, il masterplan di Milano Porta Nova. È un riferimento in termini di “architettura sensibile al luogo”, una delle sfide fondamentali del futuro dell’architettura italiana.
Patrizia Pozzi (per alcune voci contemporanee emergenti)

I numeri e alcune criticità della professione dell’architetto in Italia
L’Italia detiene uno dei numeri assoluti più alti di professionisti attivi in Europa: circa 153.700 iscritti all’albo al 2020. Tuttavia, molti studi sono “micro-studi”: una larga parte degli architetti lavora in proprio, da solo o in piccoli gruppi.
Nonostante l’elevata concentrazione di competenze, il reddito medio e la remunerazione della professione restano relativamente bassi: questo ha portato nel tempo a una forte selezione e a un rapporto domanda/offerta molto competitivo. Il mercato dell’architettura e dei servizi di progettazione ha però registrato negli ultimi anni una crescita rilevante, spinta da rigenerazioni urbane, ristrutturazioni e progetti di adattamento — segno che, per chi sa emergere, le opportunità esistono.
Perché questi nomi contano — e cosa dicono sul presente dell’architettura italiana
Questi architetti — alcuni storici, altri contemporanei — testimoniano la versatilità e la complessità della professione in Italia.
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Da chi lavora su scala globale (Renzo Piano, Fuksas) a chi interpreta la città con sensibilità ambientale (Boeri);
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da chi coniuga artigianalità e modernità (Scarpa, Rossi) a chi esplora l’interior e il design (De Lucchi, Giovannoni);
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da chi propone riflessioni sull’urbanistica e il contesto (Gregotti) a chi sperimenta nuovi linguaggi e materiali (le voci emergenti).
In loro convivono radici, saperi, tecnologia, sperimentazione e impegno sociale — i fattori che oggi definiscono un’architettura capace di affrontare le sfide contemporanee: rigenerazione urbana, sostenibilità, contrasto al consumo di suolo, valorizzazione del built heritage, qualità della vita.
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