Il ritorno della ceramica artigianale nell’interior design contemporaneo

Il ritorno della ceramica artigianale nell’interior design contemporaneo

Perché la ceramica fatta a mano ci affascina ancora (e sempre di più)

Ci sono materiali che non smettono mai di parlare. Anche quando il mondo corre verso la smaterializzazione totale, anche quando tutto sembra fluido, liscio, levigato da algoritmi e render 3D, la ceramica artigianale resta lì, a ricordarci che la bellezza nasce dal fuoco, dalla terra, dalle mani.

Non è solo una questione estetica. È qualcosa di più viscerale. Forse perché ogni pezzo di ceramica porta dentro una storia, una temperatura, un gesto irripetibile. O forse perché ci riporta a qualcosa di familiare, ancestrale. Sta di fatto che la ceramica fatta a mano – imperfetta, vibrante, viva – sta tornando a occupare un posto importante nel panorama dell’interior design contemporaneo. Non come semplice ornamento. Ma come atto progettuale, come dichiarazione di identità.

Chi oggi sceglie di rivestire una parete, una cucina, un lavabo con piastrelle artistiche, decorazioni fatte a mano, smalti cangianti o terrecotte locali, sta compiendo un gesto culturale. Sta dicendo: “non voglio serialità, voglio unicità. Non voglio plastica, voglio materia vera”.

E questo desiderio, silenzioso ma potente, sta generando una vera e propria rinascita dell’artigianato ceramico italiano, che trova nuova linfa proprio nei progetti d’interni più visionari. Dai boutique hotel di nuova generazione alle case dei designer, dai concept store ai ristoranti d’autore, la ceramica torna, ma torna diversa. Con una forza antica e un’estetica nuova.

Una nuova grammatica del progetto: dalla bottega al concept

ceramica artigianale design

C’è stato un tempo – breve, ma invadente – in cui la ceramica artigianale era stata relegata a simbolo di nostalgia provinciale. I grandi brand industriali la guardavano con condiscendenza, i progettisti la consideravano poco compatibile con le linee minimali del design internazionale. Eppure, mentre l’arredamento inseguiva il total white e il total flat, nelle botteghe italiane qualcosa continuava a muoversi.

Ceramisti italiani, spesso figli o nipoti di artigiani, hanno cominciato a sperimentare con forme nuove, smalti ossidati, terre laviche, pigmenti vegetali. Hanno iniziato a collaborare con architetti, chef, interior stylist. Hanno capito che la loro forza non era nella quantità, ma nella potenza espressiva della singola piastrella, della singola ciotola, del singolo elemento decorativo.

Nel frattempo, anche il design ha fatto un giro largo, ed è tornato a desiderare ciò che è unico, tangibile, emozionale. Il risultato? Un’alleanza silenziosa ma solida tra botteghe e studi di architettura, tra territori e progetti, tra memoria e visione.

La ceramica, oggi, è tornata a parlare il linguaggio del presente. Ma lo fa con grammatica arcaica: quella del fuoco, del tempo, della pazienza.

Ceramisti italiani: qualche nome da conoscere

1.Francesca Verardo – Udine (Friuli Venezia Giulia)

Geometria organica, silenzio e stratificazione

Francesca Verardo è una ceramista contemporanea che lavora nel suo studio di Udine, con un’estetica essenziale, asciutta, profondamente architettonica. Ogni pezzo – piastrella, vaso, pannello decorativo – è il risultato di una ricerca sulla forma primaria e sulla relazione con lo spazio.

Le sue collezioni sono spesso usate in progetti di interni per boutique, gallerie o case contemporanee: superfici sabbiose, colori neutri, tracce che sembrano incisioni del tempo. Collabora con studi di architettura e gallerie, e il suo lavoro è stato esposto anche alla Milano Design Week.

“Cerco la calma, l’equilibrio tra gesto e materia. Ogni oggetto deve saper tacere e resistere.”

È una voce forte e sottile, che interpreta la ceramica come presenza e vuoto, come gesto architettonico.

2. Made a Mano – Caltagirone, Sicilia

Pietra lavica e rigore artigianale per superfici d’autore

Fondata nel 2001 da Rosario Parrinello con sede a Caltagirone, Made a Mano produce superfici in lava dell’Etna e terracotta smaltata esclusivamente realizzate a mano in Italia. Le collezioni – come Cristalli, Ossido, Komon, Novecento – uniscono estetica mediterranea e geometrie contemporanee, applicate su arredo contract e interni di lusso.

I rivestimenti realizzati sono pezzi unici, lavorati a pennello, con motivi decorativi che uniscono scultura e funzione. Queste creazioni sono state adottate da showroom, ristoranti e hotel in tutto il mondo.

3. Giacomo Alessi – Caltagirone (CT)

La ceramica barocca che non ha paura di esagerare

Giacomo Alessi è un maestro, ma anche un personaggio. Le sue teste di moro, i suoi piatti figurativi, i suoi decori esuberanti non si limitano a riprodurre la tradizione siciliana: la amplificano, la rinnovano, la mettono in scena con coraggio e ironia.

I suoi pezzi vengono usati anche in interni d’avanguardia, accostati a pareti in cemento o mobili minimalisti. Il contrasto è esplosivo.

“La ceramica non è mai neutra”, dice. “È espressione, identità, racconto”.
E il suo racconto – teatrale, colto, generoso – ha fatto il giro del mondo.

4. Studio DWA per Mutina – Fiorano Modenese (MO)

Quando la ceramica industriale diventa arte da parete

Mutina non è un laboratorio artigianale, ma un brand che ha scelto di restituire alla ceramica il suo statuto artistico. Lo fa invitando designer e studi a lavorare sulla piastrella come se fosse tela, scultura, composizione.
Uno dei progetti più interessanti è Materia di Studio DWA (Davide Fabio Colaci e Luca Macrì), che reinterpreta i rivestimenti come paesaggi.

Ogni collezione è fatta di ritmi, rilievi, nuance che cambiano con la luce. La produzione è industriale, ma il concept è artigianale. E il risultato è spesso presente nei progetti di interni più sofisticati, da Parigi a Tokyo.
Una ceramica che non imita, ma prende parola.

5. Domitilla Biondi – Milano

Gesti rituali, geometrie imperfette, silenzi materici

Architetta e artista, Domitilla lavora la ceramica come gesto rituale. Le sue tazze, ciotole, piastrelle sono piccole sculture da toccare, leggere, posare. Ogni pezzo è diverso, ma parte di una stessa grammatica: essenzialità, equilibrio, spiritualità.

Non cerca la perfezione, ma l’intimità. I suoi oggetti non vogliono decorare, ma accompagnare. Alcuni interior designer li scelgono per progetti residenziali che parlano di pausa, cura, lentezza.
Un’estetica sobria e profondamente contemporanea.

La ceramica che abita: come entra negli interni contemporanei

Una piastrella fatta a mano non è mai solo una finitura. È un frammento di paesaggio. Una citazione. Un’ombra. E per questo, sempre più architetti e interior designer la trattano non come un dettaglio tecnico, ma come un elemento narrativo centrale, capace di dare senso e materia agli spazi.

Negli ultimi anni, la ceramica artigianale ha smesso di essere relegata a cucine rustiche o bagni vintage, per tornare protagonista in contesti completamente nuovi: residenze minimaliste, loft metropolitani, ristoranti d’autore, concept store, hotel immersi nella natura. Il suo valore non sta più nell’essere riconoscibile, ma nell’essere viva, vera, diversa da tutto il resto.

Vediamo come.

Bagni come spazi cerimoniali

Un tempo funzionale, oggi il bagno torna a essere uno spazio intimo e sacro. Non a caso, molti progettisti stanno abbandonando le superfici lisce e fredde per tornare a materiali materici, vibranti. Lavabi in terracotta, rivestimenti monocromatici smaltati a pennello, nicchie rivestite con maioliche ossidate: la ceramica artigianale diventa elemento rituale.

Nella ristrutturazione di residenze di campagna, ma anche in case urbane progettate da studi come Marcante-Testa, le piastrelle fatte a mano creano ritmi e variazioni, rendendo il bagno una stanza da abitare davvero.

Cucine che parlano una lingua materica

La cucina, cuore della casa e della convivialità, è oggi uno degli spazi in cui si esprime con più forza il bisogno di tattilità. Le piastrelle artigianali vengono usate non solo per rivestire le pareti, ma anche come top, schienali, isole, e addirittura basi da appoggio.

Le tonalità vanno dai bianchi cremosi delle terre calcinati ai blu profondi ispirati al Mediterraneo, dai verdi salvia ai toni ramati degli smalti metallizzati. Ogni piccola variazione cromatica crea movimento, imperfezione, profondità. È un’estetica non levigata, non prevedibile, quindi profondamente viva.

Pareti come arazzi ceramici

Nel mondo del retail e dell’hospitality, la ceramica viene oggi trattata come fosse un quadro, o un arazzo. Alcuni progetti recenti – da boutique di moda a gallerie d’arte – scelgono intere pareti rivestite con moduli ceramici irregolari, talvolta su disegno.

Il concetto è semplice: la ceramica non deve mimetizzarsi, ma emergere. Dare ritmo allo spazio. Non è più cornice, è protagonista. Questo vale anche per interni domestici: molti architetti scelgono una parete del soggiorno o dell’ingresso per inserire un’installazione ceramica, come gesto di rottura poetica.

Oggetti, arredi, luci: la ceramica entra in scena

Non solo rivestimenti. Sempre più ceramisti italiani stanno collaborando con interior designer per creare oggetti d’arredo che dialogano con gli spazi: lampade a sospensione, applique, paralumi, lavabi, tavolini, maniglie, centrotavola. Elementi che non gridano, ma che cambiano la percezione di un ambiente.

Nel bagno di una casa firmata dallo studio Milanese Palomba Serafini, ad esempio, un’intera collezione di applique fatte a mano in Sicilia diffonde una luce morbida e frammentata. In un ristorante a Firenze, un’intera parete è composta da piatti di ceramica smaltati a spirale, come se il tempo fosse scolpito nel muro.

La ceramica artigianale, oggi, non segue lo stile: lo trasforma.

Vuoi scoprire i nuovi ceramisti italiani?

L’Italia è piena di mani che continuano a lavorare la terra, il fuoco e il colore con dedizione silenziosa. Mani che non inseguono le tendenze, ma le trasformano. Mani che tengono viva una delle forme più antiche e affascinanti del design.

Se stai cercando ceramisti, studi, botteghe o realtà editoriali che lavorano la materia con visione contemporanea, scrivici.
Stiamo costruendo un archivio vivo di progetti, persone e luoghi che raccontano il ritorno dell’artigianato come scelta culturale.

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Perché la bellezza, quando è fatta a mano, lascia sempre una traccia.

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