Torre Velasca: anatomia di un’icona milanese tra struttura, memoria e futuro

Torre Velasca: anatomia di un’icona milanese tra struttura, memoria e futuro

La Torre Velasca (BBPR, 1956–1958) è un grattacielo 106 m nel cuore di Milano, celebre per il “capo” aggettante che richiama le torri medievali lombarde e per la sua struttura di puntoni e controventi esterni. Dichiarata bene tutelato nel 2011, è stata oggetto di un restauro integrale 2021–2025 guidato da Asti Architetti con Hines, che ha rigenerato facciate, impianti e la piazza pedonale, introducendo nuovi usi mixed-use (ospitalità, ristorazione, uffici). Oggi la Velasca torna a dialogare con la città, senza rinunciare alla sua identità.

Perché parlare (ancora) di Torre Velasca

Torre Velasca immagini

Per chi progetta oggi a Milano, la Torre Velasca non è solo un landmark: è un metodo. Dimostra che si può innestare un’architettura alta in un contesto storico senza mimetismi, lavorando su continuità, tipologie e struttura come linguaggio urbano. Il recente ciclo di lavori — dalla pelle minerale alla piazza rifondata — non è un maquillage: riattiva un pezzo di città, aggiorna le prestazioni (fino a LEED Gold), restituisce qualità d’uso e spazio pubblico.

Origini: BBPR e la ricostruzione

studio BBPR torre velasca

Progettata dallo studio BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) tra 1956 e 1958, la Velasca nasce nella Milano della ricostruzione. L’idea: una torre mista (negozi/uffici in basso, alloggi in alto) che citi il profilo delle fortificazioni lombarde, senza rinnegare la modernità. Non un International Style importato, ma una via milanese alla contemporaneità.

Tutela. Nel 2011 la Soprintendenza appone il vincolo monumentale: la Velasca entra nel novero dei beni di interesse storico-artistico. Da allora, ogni intervento deve misurarsi con l’autenticità del manufatto.

La sezione che fa la forma: come funziona la “testa”

La forma “a fungo” non è un capriccio plastico: è struttura che diventa espressione. BBPR “cuciono” due volumi: un fusto più snello e un corpo sommitale più largo (le abitazioni). Una corona di puntoni diagonali di tre piani parte circa dal 15° livello e scarica sull’ossatura del fusto; controventi a V abbracciano i puntoni all’altezza del 18°. Dentro la “testa” trovano posto 72 appartamenti originari, sotto un coronamento mansardato in rame. È un dispositivo misto tipologico-strutturale che traduce in statica il tema della continuità con il paesaggio storico.

Misure, tipologie, città

  • Altezza: 106 m (26 piani fuori terra secondo le fonti tecniche).

  • Localizzazione: tra corso di Porta Romana e via Larga, a due passi dal Duomo, in Piazza Velasca.

  • Uso originale: basamento commerciale/terziario; parte sommitale residenziale. skyscrapercenter.comWikipedia

Materia e colore: perché la Velasca è “rosa”

torre velasca rosa

Decenni di inquinamento avevano ingrigito la torre. Il restauro ha rimosso i degradi e ripristinato la finitura minerale con un legante ad hoc (“Legante Intonaco Velasca” sviluppato da Mapei) per riportare il cromatismo originale (rosa-grigio), variabile alla luce. È una lezione su campionature d’archivio, stratigrafie e ripristini compatibili.

Dal restauro alla rigenerazione

L’intervento 2021–2025 (Asti Architetti con Sovrintendenza) sostituisce gli impianti, rinnova facciate, infissi ed elevatori, libera i piani tecnici chiave, riprogetta la piazza con pavimentazioni lapidee e arredi che citano il disegno BBPR (illuminazione su sedute integrata), e sottrae spazio alle auto in favore di pedonalità e verde. È la trasformazione dalla “torre isolata” alla torre che fa luogo.

Nuovi usi: ristorazione e ospitalità in quota

Il piano terra e il basamento accolgono funzioni aperte alla città. Al primo piano è in arrivo SUSHISAMBA, primo ristorante italiano del brand internazionale. Ai piani alti (19–26) la riconfigurazione ospiterà 72 suites & residences gestite da Sunset Hospitality Group con il marchio METT, con apertura annunciata per il Q4 2025: un segnale della svolta ibrida (living–hotellerie–ristorazione) che caratterizza le torri contemporanee.

Nota: lo sviluppo è guidato da Hines (investitore/sviluppatore), che ha coordinato il processo di valorizzazione e rifunzionalizzazione dell’immobile e dell’intorno urbano.

Critiche, amori, dibattiti

progetto velasca

Ogni generazione ha avuto la sua Velasca: “mostro” per alcuni, capolavoro per altri. Ma proprio questa ambivalenza l’ha resa uno spartiacque nel dibattito italiano — anti-mimetica rispetto al “vetro-acciaio” di allora, radicata nella tradizione lombarda senza diventare storicista. Oggi, tra studi e reportage internazionali, l’edificio è letto come icona critica capace di resistere al tempo e di produrre senso nella città contemporanea.

Cosa impariamo come progettisti (5 takeaway operativi)

  1. Tipologia mista come urbanismo verticale. La separazione netta tra basamento pubblico e “testa” residenziale/ricettiva è una regola di composizione funzionale che genera forma e skyline.

  2. Struttura come linguaggio. Puntoni e controventi non sono un effetto: rendono leggibile l’organismo e ancorano l’edificio al proprio sistema statico.

  3. Materia come archivio. Il recupero del tono originale non è estetica: è documento; si fa con ricerca, campioni e leganti dedicati.

  4. Piano terra = città. La rigenerazione passa dalla piazza: pedonalità, luce, sedute, alberature, retail scelto. L’edificio vive se il suolo è accogliente.

  5. Tutela come volano. Il vincolo non blocca: orienta. Qui ha garantito qualità di restauro e permanenza dell’identità.

Dati chiave sull progetto della torre velasca

  • Architetti: BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers)

  • Anni: 1956–1958

  • Altezza: 106 m

  • Piani: 26 fuori terra

  • Uso originario: commerciale/uffici + 72 alloggi in sommità

  • Tutela: vincolo 2011

  • Rigenerazione: 2021–2025, Asti Architetti con Hines; nuova piazza pedonale; target ambientali; funzioni ibride (ristorazione, hospitality).

Domande frequenti su “torre velasca” (FAQ)

Quanto è alta la Torre Velasca?
106 metri.

Perché ha quella forma “a fungo”?
Per separare le funzioni (pubbliche in basso, abitative in alto) e sostenere il corpo sommitale con una maglia di puntoni e controventi che rende la struttura leggibile in facciata.

Dove si trova?
In Piazza Velasca, tra via Larga e corso di Porta Romana, a pochi minuti dal Duomo (MM3 Missori).

È vincolata?
Sì, dal 2011 è bene tutelato dalla Soprintendenza.

Cosa c’è oggi dentro la Torre Velasca?
Spazi commerciali e ristorazione (in arrivo SUSHISAMBA al primo piano) e, ai piani alti, hospitality residenziale (72 suites & residences METT a cura di Sunset Hospitality Group, opening indicato Q4 2025).

Torre Velasca: cosa insegna questo progetto, da progettisti, per la città

La Torre Velasca insegna che la modernità può nascere dalle preesistenze, non contro di esse. La sua forza sta nel dialogo: tra forme antiche e tecniche moderne, tra struttura e tipologia, tra tutela e innovazione d’uso. È un promemoria per chi progetta oggi: non esiste rigenerazione senza progetto urbano, materia consapevole e coraggio tipologico. E non esiste icona senza cura.

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